Le Attività

 

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Numerose sono le attività che la Confraternita "Mortis et Orationis" organizza e gestisce presso la Chiesa di S.Stefano Oratorio dei Neri,a partire da quelle prettamente religiose come l'allestimento del S.Sepolcro il Venerdì Santo,la confezione e la distribuzione delle tipiche palme intrecciate nella domenica antecedente la S.Pasqua,al tradizionele grande Presepe
 
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Nei mesi estivi,usando anche lo splendido giardino,si svolgono solitamente una serie di manifestazioni quali concerti di musica sacra dal vivo,cene di beneficenza sempre con musica dal vivo offerta dai gruppi musicali locali,proiezioni di film e concerti all'aperto,presentazioni di libri,mostre di vario genere,inoltre il tre di Agosto è il giorno della festa dell'Oratorio con la celebrazione della S.Messa e e un successivo momento conviviale tra i confratelli.
 
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Lo scopo storico della Confraternita rimane comunque quello di aiutare quelle persone che non hanno la possibilità di onorare i propi cari nel momento del loro decesso cosa che,compatibilmente con le scarse disponibilità,avviene anche ai giorni nostri+ 
L'attività della Confraternita e l'apertura della chiesa è mantenuta  dai confraterlli che volontariamernte prestano la loro opera e il lorio tempo.-
 
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La Natività del Presepe vivente tradizionalmente nel piazzale dell'Oratorio
 
 
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Il Presepe vivente                              La mostra dei Sestieri
 
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La pesca di beneficenza della Confraternita

La Confraternita

"Mortis et Orationis"

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La Confraternita “Mortis et Orationis” venne costituita nel 1630 per
iniziativa di alcuni rapallesi che vollero dedicarsi in particolare al pietoso
ufficio di dare una sepoltura ai defunti poveri.
Essa ebbe inizialmente sede presso la chiesa del convento di
Sant’Agostino e poi all’Oratorio di Sant’ Antonio (oggi sedi comunali), e
ottenne l’approvazione dall’abate Alessandro Sperello Vicario generale
dell’Arcivescovo di Genova con atto del 21 febbraio 1631.
La Confraternita si diede uno statuto e venne aggregata il 7 maggio del
1631alla venerabile Arciconfraternita della Morte e dell’Orazione in Roma
con gli stessi privilegi ed indulgenze.
 
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Il Pontefice Urbano VIII nel dicembre del 1634 approvava la
concessione in uso perpetuo alla Confraternita della vetusta chiesa di S:
Stefano, da tempo in abbandono e che si presentava in rovina, con le
porte sfondate e spogliata degli arredi, concessione decisa dal preposito
Giuseppe Della Torre, col consenso del patrono Marco Aurelio Della
 
Torre, con atto del notaio Giacomo Cuneo. Da un atto del notaio Stefano
A. Borzese del 23 dicembre 1694 apprendiamo inoltre che la
Confraternita intervenne nei restauri, che inclusero anche lo spostamento
del coro da levante a ponente, per 2.880 lire genovesi, cui si poterono
aggiungere lire 7.656, soldi 19 e denari 4, riscossi dal Banco di San
Giorgio ove, sin dal 1623, Lorenzo Morello aveva creato un fondo per la
riparazione della chiesa.
 
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La Confraternita, oltre alla vita religiosa ed alle cerimonie
nell’Oratorio, detto dei Neri per il colore delle cappe dei confratelli, si
dedicò con particolare impegno nel dare una sepoltura cristiana presso le
chiese del borgo a morti poveri ed abbandonati, come testimonia il libro
del Provveditore che indica precise registrazioni dal 1691 al 1797.
La Confraternita nel 1699 provvide a modificare la scala di accesso alla
chiesa che attraversava l’antico cimitero, e nel 1752 collocò l’artistico
altare in marmo eseguito da Nicolò Durante e Felice Solaro. Anche una
preziosa tela raffigurante il Crocifisso venne ad abbellire l’ancona
sull’altare.
I Confratelli inoltre si dotarono di una statua lignea rappresentante
“Cristo deposto di croce” da recare nelle processioni del Venerdì Santo,
restaurata dal noto scultore Antonio Canepa nel 1899, e della relativa
“cuna” dorata per il trasporto, realizzata dall’intagliatore genovese Carlo
Sconnio nel medesimo anno.
Alla Confraternita si debbono anche le prime rappresentazioni teatrali
in Rapallo allorchè si mettevano in scena i “ Misteri della Passione” su di
un palco allestito in S: Stefano o presso la chiesa delle Monache di S.
Chiara (oggi teatro auditorium). Ne erano interpreti gli stessi Confratelli e
si basavano su copioni composti, come si legge in documenti: “ de meglio
stanti nel borgo”.
E’ curiosa in proposito la decisione, in data 23 giugno 1786, con la quale
la confraternita interpellò Carlo Goldoni perché volesse comporre un
dramma da mettere in scena a Rapallo. E’ del 10 luglio 1809 la cessazione
ufficiale di tali spettacoli.
Civilmente riconosciuta con R.D. 28.6.1934 quale ente ecclesiastico, la
Confraternita è iscritta, in base alla recente legislazione, nell’Elenco delle
persone giuridiche presso il Tribunale di Genova, mentre il 5 luglio 1985 il
Vescovo Diocesano approvava la revisione dello statuto aggiornato
secondo l’applicazione del nuovo concordato Stato – Chiesa.
 
 

ciao mare

ciao mare

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L'ardesia (detta anche pietra di Lavagna) è una qualità di roccia estratta da secoli nelle cave della Val Fontanabuona. Si ritiene che l'ardesia fu utilizzata in principio circa duemiladuecento anni fa nella zona del Tigullio (ovvero nell'area compresa tra il comune di Lavagna e la Valle Fontanabuona), già bacino del paleo-oceano ligure-piemontese. Non a caso dal nome del popolo che abitava la zona - i Tigullii - viene fatto derivare il termine di lingua latina tegula, tegola.
Il suo impiego come materiale di copertura di tetti risale a tempi antichissimi ed ha avuto il suo apogeo nell'epoca medioevale e poi in quella del Rinascimento. L'uso dell'ardesia nelle opere d'arte è oggi limitato a pochi artisti ma un tempo era uso comune scolpire sulla pietra nera immagini devozionali o stemmi e fregi. In lavagna si conservano ancora poche opere che sono testimonianza di un'antica tradizione.
 
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Da qualche anno, a Rapallo, presso l’Accademia Culturale (la più antica d’Italia), esiste un corso di “Lavorazione Artistica dell’Ardesia”, dove è possibile apprendere l’antica arte della scultura a basso ed alto rilievo utilizzando la pietra locale: l’ardesia.
Nel Medioevo alcune scuole di scalpellini si specializzarono nella scultura di portali ed architravi, dando di fatto vita ad una lavorazione artistica rispetto al lavoro dello spacchino che, sfruttando la naturale spaccatura lamellare della pietra, realizzava lastre spesso utilizzate come tegole. Nel passato gli scultori dell’ardesia dovevano essere tantissimi; ne sono testimonianza gli innumerevoli lavori da essi realizzati, spesso vere e proprie opere d’arte, che ancora sono presenti in tutto il Genovesato, Genova ed il Tigullio. Questa antica arte è in pratica andata perduta; oggi questi lavori sono eseguiti in laboratori con i pantografi, ed il lavoro manuale, artigianale ed artistico, che implica ispirazione e creatività, è andato a morire.
Il corso, che si tiene all’Accademia Culturale di Rapallo, presso la sua sede nella prestigiosa Villa Queirolo, ha proprio lo scopo di far rivivere questa attività artistica perduta, valorizzando al contempo la nostra ardesia, nella sua lavorazione artistica. I primi frequentatori del corso erano scettici sulle loro capacità di riuscire a lavorare la pietra (in effetti pensare di dominare un materiale così duro, resistente e forte come la pietra, può creare qualche perplessità), ma sotto la direzione dell’insegnate Pietro Burzi, sono riusciti a realizzare dei lavori molto belli, che hanno lasciato stupiti i visitatori della mostra tenutasi a fine corso.
Il corso è composto anche da una parte teorica: spiegazione dell’attrezzatura; delle caratteristiche delle pietre e, per chi lo desidera, visita ad un’antica cava di ardesia, alle cave di marmo a Carrara, ecc.
Quest’anno il corso è arricchito anche dalla lavorazione a graffito sull’ardesia, pietra che si presta particolarmente a questa tecnica. Questa attività scultorea, a differenza di quello che si pensa, è adatta a chiunque e non richiede fatica. Gli attrezzi ed il materiale sono forniti dall’insegnante, ed è possibile senza impegno partecipare ad un paio di lezioni di prova.
Non esiste una data di inizio corso, in quanto l’insegnamento è individuale a seconda delle capacità e difficoltà di ognuno.
Il corso si svolge il lunedì mattina dalle ore 9 alle 12. Per informazioni contattare il numero: 328 9091306.
 
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-"Sciu Gino!Cosa fà quà?!"
-"Oh, câo, che piâxéi de vedde unn-a faccia amica"
-"Come mai quà dentro Gino?"
-"Nu staggu guai ben,sun chi in osservazione"
 
La figura smagrita e pallida mi stringe la mano come un naunfrago si agrappa a un relitto.
-"Me lo fai un piacere?"
-"E come anche due Gino,dica"
-"Vorrei tanto un caffè, ci andresti fino al bar qua fuori a prendermelo?"
-"Ma certo! Vado subito...."
-"Ma grazie, grazie se non ti disturba anche una bottiglietta d'acqua....per piacere"
 
Volo al bar, torno col desiderato caffè e l'acqua.
 
-"Ma grazie,grazie speta che te daggu e palanche..."
-"Gino ,mancu a dilu"
 
Lo vedo ancora sorseggiare il suo caffè, nel corridoio del "Galliera", lo saluto, mi stringe la mano, coi suoi modi fermi e gentili mi ringrazia ancora, se chiudo gli occhi e lo penso vedo il suo sguardo.
Arrivederci grande Gino, Arrivederci...

 

 

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